La task-force ha dato il meglio: «Ci siamo fatti trovare preparati»

Data pubblicazione: 17 Nov, 2014
Categoria: Rassegna stampa

SESTO SAN GIOVANNI GLI INTERVENTI PUNTUALI DI POLIZIA LOCALE E VOLONTARI

La task-force ha dato il meglio: «Ci siamo fatti trovare preparati»

-SESTO SAN GIOVANNI-

DOPO DUE ESONDAZIONI arrivate un po’ a sorpresa – l’ultima era del 2009 – Sesto ha deciso di attrezzarsi in tempo. «Non possiamo parlare di prevenzione, ma almeno non abbiamo voluto farci trovare impreparati», commenta Pietro Curdo, comandante della polizia locale con la direzione del Comitato operativo comunale. Insieme agli agenti, Gev, volontari di Sos e Cri e la protezione civile di Cinisello. Una settantina di uomini in tutto, che hanno lavorato senza sosta «per non lasciare i cittadini soli, soprattutto nei punti più critici». Che hanno imbarcato acqua anche a Sesto, anche se è andata di lusso rispetto ai cugini di Cologno, sommersi dal Lambro.

IN 8, per quasi mezza giornata, domenica hanno confezionato al centro di via Manin 400 sacchi di sabbia «non oltre i 15 chili l’uno, perchè altrimenti per trasportarli ti spacchi la schiena e poi diventano difficili da modellare», come spiega Vincenzo Acquachiara della Protezione Civile di Cinisello, indispensabile nel fronteggiare le emergenze sestesi con braccia e mezzi, come ad esempio le pompe idrovore portate dal loro nucleo. Sono servite, perchè anche Setto è andata sott’acqua. È successo al ponte di San Maurizio al Lambro, con la strada rimasta chiusa quasi un giorno intero» dopo che il fiume aveva superato la soglia limite. È successo in via Cadore, dove le barriere anti-rumore della Serravalle non hanno retto l’impeto e hanno di fatto travasato tutta l’acqua sulle abitazioni sotto la tangenziale. «Un allagamento completo dei cortili interni delle villette, che per fortuna non sono state toccale all’interno solo perchè sopraelevate – racconta l’assessore alla Protezione Civile Alessandro Piano – Senza contare i tombini che sono esplosi: non solo non ricevevano più acqua, ma la ributtavano fuori come fontane». Tradotto: la via era diventata un fiume. Qui l’unità  di crisi, come in via Friuli, si è messa alla prova nella primavera difficoltà: sono stati distribuiti sacchi e sono state realizzate delle barriere per proteggere le proprietà  e far sì che l’acqua non entrasse nei cancelli dell’altro lato della strada. I.’ultimo nodo a Cascina Colombo, in fondo via Pisa. Tutti punti dove assessore e comandante sono tornati per controllare la situazione anche dopo l’allerta.

«C’È SOLO da sperare che non piova più. Già il mio amico don Mazzi è distrutto», allarga le braccia don Virginio Colmegna. «Ci hanno portato una marea di sacchi e la situazione ha retto. Solo nello stanzino del cortile è entrata acqua, ma dal giardino sembrava una cascata», ricorda un altro residente della cascina.

ALL’OPERA SUL TERRITORIO

I vigili appostati vicino al ponte di San Maurizio al Lambro il punto più critico quando il fiume supera la soglia di allerta. Sotto, l’assessore Alessandro Plano controlla la situazione.

 

Fonte: Il Giorno 17 Novembre 2014

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