Rischio maremoto
A causa dell’elevata sismicità e della presenza di numerosi vulcani attivi, emersi e sommersi tutte le coste del Mediterraneo sono a rischio maremoto. Negli ultimi mille anni, lungo le coste italiane, sono state documentate varie decine di maremoti, solo alcuni dei quali distruttivi. Le aree più colpite dai maremoti sono state quelle della Sicilia orientale, della Puglia, della Calabria e dell’arcipelago delle Eolie. Maremoti di modesta entità si sono registrati anche lungo le coste liguri, tirreniche e adriatiche. Le coste italiane possono inoltre essere raggiunte da maremoti generati in aree del Mediterraneo lontane dal nostro Paese (ad esempio a causa di un forte terremoto nelle acque dell’Africa).
L’Italia dal 2005 fa parte del sistema di allertamento internazionale per il rischio maremoto nel Nord Est Atlantico, Mediterraneo e Mari collegati NEAMTWS, sotto il coordinamento dell’ IOC – Intergovernmental Oceanographic Commission dell’Unesco. Si tratta di un sistema analogo a quello già operante nell’area del Pacifico, dei Caraibi e dell’Oceano Indiano, dove sono già attivi sistemi di allertamento rapido (Early Warning), con la differenza che in un mare poco ampio, come il Mar Mediterraneo, i tempi di arrivo delle onde sono molto brevi e questo riduce i tempi utili per allertare la popolazione.
Nel 2017 è stato istituito il SiAM – Sistema di Allertamento nazionale per i Maremoti generati da sisma con una Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri.
Le tre che fanno parte della SiAM sono:
1. Il Dipartimento della Protezione Civile.
2. l’Ingv – Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia che opera attraverso il Cat – Centro Allerta Tsunami.
3. l’Ispra – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale.
Il 15 novembre 2018 sono uscite in Gazzetta Ufficiale le Indicazioni che il Capo Dipartimento della protezione civile rivolge a Componenti e Strutture Operative per l’aggiornamento delle rispettive pianificazioni di protezione civile per il rischio maremoto.
Non soltanto a causa della sismicità dell’area, ma anche per la presenza di numerosi vulcani emersi e sommersi le coste del Mediterraneo sono a rischio maremoto. Tuttavia, se si producesse un maremoto nel Mar Mediterraneo – un bacino chiuso e poco profondo – non avrebbe la stessa forza e intensità di un maremoto che si sviluppa nell’Oceano, dove si verificano terremoti con magnitudo e frequenza di gran lunga superiori a quelli che si registrano nell’area mediterranea e le masse d’acqua in gioco sono notevolmente maggiori. Come è stato dimostrato storicamente però nell’area mediterranea a seguito di eventi sismici particolarmente energetici o di fenomeni franosi sottomarini, possano originarsi maremoti distruttivi, anche a causa della forte urbanizzazione delle aree costiere.
Il maremoto si manifesta come un rapido innalzamento del livello del mare o come un vero e proprio muro d’acqua che si abbatte sulle coste, causando un’inondazione che invade la fascia costiera. A volte si osserva un iniziale e improvviso ritiro del mare, che lascia in secco i porti e le spiagge. Le onde di maremoto hanno molta più forza rispetto alle mareggiate e sono in grado di spingersi nell’entroterra anche per molte centinaia di metri (addirittura chilometri, se la costa è molto bassa), trascinando tutto ciò che trovano lungo il percorso: barche, veicoli, alberi, e altri materiali, che ne accrescono il potenziale distruttivo.
Propagazione ed effetti dell’onda sulla costa sono influenzati da fattori antropici, legati all’utilizzo del suolo o morfologici – come la linea di costa o la topografia del fondale marino e dell’entroterra.
Le aree portuali, ad esempio, per la loro conformazione possono amplificare l’energia del maremoto, mentre la presenza di edifici e moli lungo la costa può ridurre la propagazione dell’onda verso l’interno. Le onde di maremoto possono anche risalire dalla foce lungo il corso di fiumi e torrenti, propagandosi nell’entroterra. Inoltre il maremoto può innescare tutta una serie di effetti secondari: l’inondazione infatti può innescare eventi franosi, inquinamento delle falde, o incendi. L’impatto sui porti e sugli impianti industriali può causare l’emissione e la diffusione di materiali inquinanti.
Le cause del maremoto
Un maremoto nasce dallo spostamento istantaneo di una grande massa d’acqua, causato da forti terremoti con epicentro in mare o vicino alla costa, da frane sottomarine o costiere, da attività vulcanica in mare o vicina alla costa e, molto più raramente, da meteoriti che cadono in mare. La sua energia, e quindi la sua pericolosità, dipende dalla grandezza del fenomeno che lo ha causato.
Un maremoto può essere generato da un terremoto sottomarino in tre casi:
1. produce uno spostamento verticale del fondo marino.
2. ha un ipocentro (zone in profondità dove si verifica la rottura delle rocce dando origine al terremoto) non troppo profondo.
3. è molto forte, generalmente con magnitudo superiore a 6.5.
Quando si verifica un forte terremoto sottomarino una parte del fondale si solleva bruscamente con uno spostamento verticale. La massa d’acqua al di sopra perde il suo equilibrio e si mette in moto, tanto che in superficie si formano una o più onde che, anche se alte solo poche decine di centimetri, hanno una grande lunghezza d’onda (distanza tra un’onda e la successiva).
I maremoti prodotti dalle frane (sia sottomarine che sopra il livello del mare con caduta di materiale in mare) hanno meno energia rispetto a quelli generati dai terremoti. La loro forza si esaurisce più in fretta, senza che le onde possano arrivare molto lontano: tuttavia questi maremoti possono produrre onde molto alte ed essere distruttivi nelle aree vicine al luogo dove si è generata la frana.
Invece sono meno frequenti di quelli prodotti da terremoti sottomarini ma possono essere comunque molto forti i maremoti generati da attività vulcanica, in mare o vicina alla costa, Violente eruzioni sottomarine possono provocare lo spostamento di grandi volumi d’acqua e generare pericolosi maremoti. I maremoti di origine vulcanica sono causati principalmente da eruzioni esplosive. Questo accade quando la bocca eruttiva del vulcano sottomarino si trova vicino alla superficie dell’acqua. Eruzioni di vulcani subaerei, situati in prossimità delle coste, possono produrre dense nubi di gas e frammenti di lava che, scivolando ad alta velocità lungo le pendici del vulcano e precipitando in mare, spostano grandi volumi d’acqua generando onde di maremoto. In caso di eruzioni particolarmente violente, l’edificio vulcanico può crollare totalmente o in parte formando una caldera, ovvero quel che resta di un edificio vulcanico a seguito del collasso della camera magmatica. Se ciò accade su un’isola vulcanica si può verificare un maremoto.
Maremoto come riconoscerlo
Il maremoto, in giapponese tsunami, per definizione, è una serie di onde marine prodotte dal rapido spostamento di una grande massa d’acqua. In mare aperto le onde si propagano molto velocemente percorrendo grandi distanze, con altezze quasi impercettibili (anche inferiori al metro), ma con lunghezze d’onda (distanza tra un’onda e la successiva) che possono raggiungere alcune decine di chilometri. Avvicinandosi alla costa, la velocità dell’onda diminuisce mentre la sua altezza aumenta rapidamente, anche di decine di metri.
Le onde di maremoto si distinguono dalle comuni onde del mare per alcune caratteristiche:
- L’onda di maremoto può presentarsi come un muro d’acqua che si abbatte sulla costa provocando un’inondazione, oppure come un rapido innalzamento del livello del mare, simile a una marea che cresce rapidamente. A volte l’onda può essere preceduta da un temporaneo e insolito ritiro delle acque (anche di molti metri), che lascia in secco i porti e le coste.
- La prima onda può non essere la più grande e tra l’arrivo di un’onda e la successiva possono passare diversi minuti. Un’onda di maremoto che in mare aperto è alta meno di un metro si trasforma, quando arriva sulla costa, in un muro d’acqua che può superare i 30 metri. La velocità di propagazione di un’onda di maremoto dipende dalla profondità del fondale: maggiore è la profondità, maggiore è la velocità delle onde.
- Le comuni onde marine, prodotte dal vento, muovono solo la parte più superficiale dell’acqua, non provocando alcun movimento in profondità. Le onde di maremoto, invece, muovono tutta la colonna d’acqua, dal fondale alla superficie. Per questo, a differenza delle altre onde, hanno una forte energia capace di spingerle a gran velocità per molte centinaia di metri nell’entroterra e il loro impatto sulla costa è, quindi, molto più forte.
In acque molto profonde (oltre i 4.000 metri) le onde possono superare anche i 700 km/h. Arrivando vicino alle coste, l’onda trova fondali sempre meno profondi e quindi la sua velocità diminuisce drasticamente. Ciò è dovuto al fatto che il flusso di energia del maremoto, che dipende sia dalla velocità che dall’altezza dell’onda, rimane costante. Di conseguenza, quando la velocità del maremoto diminuisce, la sua altezza cresce. Ecco perché le onde di maremoto non si notano al largo ma sulle coste diventano devastanti raggiungendo vari metri di altezza.
INGV – istituto nazionale di geofisica e vulcanologia
Le coste del Mediterraneo sono state interessate nel corso dei secoli da numerosi eventi di maremoto che hanno trovato la loro origine nell’elevata sismicità dell’area.
All’interno di questo Sistema, l’Ingv – Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia – che opera attraverso il Cat (Centro di allerta tsunami) – ha il compito di valutare, nell’area di propria competenza, la possibilità che un terremoto di magnitudo uguale o superiore a 5.5, con epicentro in mare o vicino alla costa, possa generare un maremoto e di stimare i tempi di arrivo dell’onda lungo i differenti tratti di costa.
ISPRA – istituto superiori per la protezione e la ricerca ambientale
I dati mareografici forniti dall‘Ispra – Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale consentono di confermare o meno l’eventuale maremoto. Sulla base delle valutazioni del Cat, il Dipartimento della Protezione Civile – tramite la Sala Situazioni Italia – ha il compito di diffondere i messaggi di allerta per attivare, nel minor tempo possibile, il Servizio nazionale di protezione civile.
Dipartimento della protezione civile
In attuazione di quanto previsto dalla Direttiva istitutiva del SiAM, il 15 novembre 2018, è uscito in Gazzetta Ufficiale il Decreto del Capo Dipartimento contenente le Indicazioni per l’aggiornamento delle pianificazioni di protezione civile per il rischio maremoto. Scopo principale del provvedimento, fornire alle diverse componenti e strutture operative del Servizio nazionale elementi utili alla pianificazione di protezione civile, in relazione a questo specifico rischio, per la salvaguardia della popolazione presente lungo le coste.
SiAM
Riguardo al SiAM è importante sottolineare che non è sempre possibile emanare tempestivamente un’allerta, nonostante la scienza della previsione rapida e accurata dei maremoti abbia compiuto negli ultimi anni importanti passi avanti. La valutazione effettuata dal Cat dell’Ingv non assicura la certezza che a valle dell’emissione dell’allerta si verifichi un evento di maremoto e non garantisce nemmeno che l’impatto di un maremoto sulla costa sia sempre preceduto dall’emissione del messaggio di allerta. Inoltre, nel caso di terremoti tsunamigenici molto vicini alle coste italiane, l’arrivo dei messaggi di allerta SiAM potrebbe avvenire, nelle aree prossime all’area origine del terremoto, in tempi non sufficienti per attivare le misure preventive di salvaguardia della popolazione. In generale quindi, è di fondamentale importanza che il cittadino sappia riconoscere i fenomeni precursori di un maremoto e conosca le norme di autoprotezione. Per questo, è importante avviare attività di prevenzione, finalizzate alla riduzione del rischio e alla diffusione delle conoscenze di protezione civile.
Rischio maremoto: livelli di allerta
In ambito SiAM, vengono adottati due livelli di allerta che dipendono dalla severità stimata del maremoto sulle coste italiane. Tali livelli, nonché il tempo di arrivo teorico della prima onda di maremoto sulla costa, sono stimati ai forecast point che corrispondono a specifiche coordinate geografiche (situate lungo la costa). In analogia ai livelli di allerta adottati in tutto il Mediterraneo, i livelli di allerta sono:
• Arancione (Advisory): indica che le coste italiane potrebbero essere colpite da un’onda di maremoto con un’altezza inferiore a 0,5 metri e/o con un run up inferiore a 1 metro, al quale è associata la “zona di allertamento 1”;
• Rosso (Watch): indica che le coste italiane potrebbero essere colpite da un’onda di maremoto con un’altezza superiore a 0,5 metri e/o con un run up superiore a 1 metro, al quale è associata la “zona di Allertamento 2”.
Dove per “run up” si intende la massima quota topografica raggiunta dall’onda di maremoto durante la sua inondazione rispetto al livello medio del mare.
Le zone costiere da evacuare in caso di allerta Arancione o Rossa sono definite nelle mappe di inondazione elaborate da Ispra. Sulla base dell’ampiezza delle zone di allertamento, della loro vulnerabilità, nonché delle caratteristiche delle vie di allontanamento e delle capacità operative del sistema territoriale, le amministrazioni comunali possono valutare se mantenere le due zone di allertamento distinte, o in alternativa, aggregarle in un’unica zona (“zona unica – allerta rossa/arancione”). Tali mappe sono consultabili al link http://sgi2.isprambiente.it/tsunamimap/ dove, al momento, sono disponibili solo quelle relative alle zone di allertamento per le Regioni Calabria e Sicilia.
Le mappe elaborate da Ispra, ancora preliminari, sono state realizzate secondo una metodologia speditiva utilizzata e accreditata anche a livello internazionale. Si basano su un recente modello di pericolosità probabilistica per gli tsunami generati da terremoti (S-PTHA, Seismic – PTHA), prodotto nell’ambito del progetto TSUMAPS-NEAM, co-finanziato dal DGECHO e coordinato da INGV. Al momento, rappresentano le migliori informazioni a disposizione sulla base dei dati fruibili a livello nazionale. Sono quindi aperte a miglioramenti, in funzione della qualità e della risoluzione dei dati di base cartografici e dell’evoluzione delle metodologie di elaborazione.
I messaggi di allerta
I messaggi di allerta maremoto in ambito SiAM sono emessi quando il Cat dell’Ingv registra un evento sismico, nell’area di propria competenza, tale da rendere probabile un maremoto con impatto significativo sulle coste italiane. Al messaggio di allerta possono essere associati due livelli di allerta: rosso o arancione.
I messaggi di allerta sono 5:
1. informazione, in ambiato SiAM non costituisce un’allerta ma indica che è improbabile che l’eventuale maremoto produca un impatto significativo sulle coste italiane; tuttavia, entro 100 km circa dall’epicentro del terremoto si possono generare localmente variazioni nelle correnti e moti ondosi anomali;
2. revoca, quando l’evento sismico registrato non dà realmente luogo all’evento di maremoto o dà luogo a un maremoto di modestissima entità. L’emissione di questo messaggio annulla il precedente messaggio di allerta;
3. conferma, quando attraverso l’analisi dei dati di livello del mare si registra la conferma strumentale di onde di maremoto. Tale messaggio viene emesso successivamente a un messaggio di allerta o di aggiornamento dell’allerta;
4. fine evento vengono emessi al termine di un evento di maremoto, quando le variazioni del livello del mare osservate sui mareografi disponibili ritornano a essere confrontabili con i livelli registrati precedentemente al maremoto. Questo messaggio chiude tutti i messaggi d’allerta emessi prima in relazione al medesimo evento;
5. aggiornamento, quando, sulla base di nuove acquisizioni di dati o rielaborazioni per uno stesso evento, si verificano variazioni nella stima dei parametri sismici tali da determinare una variazione in aumento del livello di allerta rispetto a quello già emesso.
Distribuzione dei messaggi
I tempi ristretti con cui si propagano le onde di maremoto nel Mar Mediterraneo richiedono l’impiego di un sistema centralizzato in grado di attivare contemporaneamente le diverse istituzioni del Servizio Nazionale di Protezione Civile.
Per la diramazione delle allerte, che deve necessariamente avvenire in tempi rapidi, il Dipartimento della protezione civile – che opera all’interno del SiAM – non può basarsi sulla procedura normalmente utilizzata per gli altri rischi di protezione civile, in cui i messaggi di allertamento sono diffusi attraverso le Regioni e/o le Prefetture.
In tale ottica, il Dipartimento ha sviluppato la Piattaforma tecnologica SiAM, in grado di distribuire simultaneamente i messaggi di allerta ad un variegato gruppo di soggetti – tra Componenti, Strutture Operative e Società erogatrici di Servizi. Si precisa che la Piattaforma non raggiunge direttamente la popolazione che deve quindi essere allertata attraverso le modalità definite nel piano di protezione civile comunale, in raccordo con le pianificazioni degli altri livelli territoriali.
La Piattaforma è stata costruita per ricevere in modo automatico i messaggi di allerta diramati dal CAT dell’Ingv, contenenti l’indicazione degli eventi sismici potenzialmente tsunamigenici. Una volta verificata la validità formale dei messaggi, la Piattaforma avvierà la catena di distribuzione degli stessi a tutti i recapiti contenuti nella propria anagrafica, seguendo un doppio canale di distribuzione che prevede l’invio di SMS ed email. E’ in corso di sviluppo anche l’utilizzo dell’IVR – Interactive Voice Response (messaggio vocale registrato).
L’intervento per il rischio maremoto
La strategia si traduce in attività e misure di salvaguardia che vengono dettagliate nelle Indicazioni operative. La strategia generale adottata nelle Indicazioni operative per la salvaguardia della popolazione, in caso di diramazione di un’allerta maremoto, consiste nell’allontanamento preventivo della popolazione presente nelle zone costiere a rischio.
In caso di messaggio di allerta rossa o arancione, l’unica fase operativa che si può attivare è quella di Allarme, poiché il maremoto è generato da un evento non prevedibile e, in questo contesto, la conferma del suo reale innesco avviene in tempi limitati che non consentono di attivare fasi operative precedenti. La fase operativa di Allarme prevede le azioni che i soggetti dovranno attuare per agevolare l’allontanamento della popolazione e la messa in sicurezza delle infrastrutture presenti sul territorio, laddove possibile. In sintesi, in questa fase, i Comuni costieri devono attuare i propri piani di emergenza e attivare le procedure per allertare la popolazione; le Regioni devono attivare le procedure di gestione del flusso di informazione con i Comuni Costieri coinvolti nell’allerta; le Strutture Operative, le Regioni, le Province e le Prefetture-UTG devono mettere in atto le indispensabili azioni di supporto ai Comuni, ciascuno per quanto di competenza, attivando – se previsto – i propri piani di settore. In questa fase, il Dipartimento della protezione civile valuta l’eventuale convocazione del Comitato Operativo e, in raccordo con Ingv e Ispra, segue l’evoluzione dell’allerta fornendo ogni aggiornamento disponibile. Il Dipartimento si occupa inoltre di dare, più tempestivamente possibile, informazioni agli organi di stampa.
Sono associati alla Fase operativa di Allarme anche i messaggi di aggiornamento e conferma, contenendo l’informazione sui livelli di allerta.
In caso di diramazione di un messaggio di informazione, le principali misure riguardano il livello territoriale ad esempio amministrazioni comunali e strutture operative di livello territoriale e consistono in attività di informazione alla popolazione, volte a fornire elementi di conoscenza sull’evento in corso e attività di verifica dell’effettiva fruibilità delle risorse disponibili sul territorio. A livello nazionale, le attività del SiAM consistono nel seguire l’evoluzione dell’evento; in particolare, il Dipartimento mantiene uno stretto raccordo con le Strutture operative e le Regioni costiere per monitorare eventuali situazioni di criticità locali e fornisce le necessarie informazioni agli organi di stampa.
Nel caso in cui si verificasse realmente un evento di maremoto, interessando parzialmente o totalmente i tratti di costa allertati, ancor prima della ricezione del messaggio di Fine Evento, si devono mettere in atto le azioni operative connesse alla gestione dell’emergenza previste nelle pianificazioni dei vari livelli territoriali. La risposta operativa deve avvenire in funzione delle effettive conseguenze che si sono manifestate sul territorio, a partire dall’attivazione del livello comunale, per arrivare, a quella dell’intero Servizio nazionale della protezione civile. In relazione alla situazione in atto e sulla base di esigenze di carattere operativo valutate in tempo reale, potrà essere necessaria la convocazione del Comitato Operativo da parte del Dipartimento della protezione civile o l’istituzione di una Di.Coma.C., per garantire il coordinamento in loco della gestione dell’emergenza.
Infine, nel caso di un messaggio di Revoca, che è sempre preceduto da un messaggio di Allarme, pur non essendosi realmente generato un maremoto, potrebbe rendersi necessaria un’attività di gestione del rientro alla normalità, oltre alle azioni operative già poste in essere alla ricezione del messaggio di allerta. Tale attività deve essere supportata da una diffusa comunicazione alla popolazione che contempli sia informazioni legate al significato del messaggio stesso, sia quelle sulle modalità più appropriate di rientro alle condizioni precedenti all’Allerta.
La pianificazione
In attuazione della Direttiva istitutiva del SiAM, le Indicazioni operative del Dipartimento hanno lo scopo di fornire ai livelli territoriali (Regioni Province, Comuni), alle Strutture operative e ai gestori dei Servizi essenziali e della mobilità elementi utili ai fini dell’elaborazione o aggiornamento delle rispettive pianificazioni di protezione civile.
Le Indicazioni prevedono che le pianificazioni di livello territoriale debbano essere articolate in funzione dei diversi messaggi SiAM e che i vari livelli declinino l’informazione ricevuta dal livello nazionale in specifiche procedure in grado di rispondere alle peculiari esigenze del territorio. Per quanto riguarda invece la pianificazione delle azioni necessarie a gestire l’emergenza, queste devono essere analoghe a quelle previste per il rischio sismico, con il necessario adattamento alla diversa tipologia di rischio. In particolare, per il rischio maremoto, è necessario verificare che le sedi dei centri di coordinamento e le aree di emergenza non siano situate in aree ricadenti nelle zone di allertamento 1 o 2.
In generale, le pianificazioni delle Regioni e quelle di livello provinciale devono sia garantire il necessario supporto alle attività dei comuni costieri, nelle fasi di pianificazione, allertamento della popolazione e gestione dell’emergenza sia prevedere attività specifiche in relazioni ai propri compiti istituzionali. Le Regioni, per esempio, devono promuovere esercitazioni, studi e approfondimenti, tenendo conto dell’esposizione al rischio e delle risorse utilizzabili. Le Prefetture, tra le tante attività, devono definire le modalità di gestione dell’ordine pubblico per facilitare l’allontanamento “vigilato” della popolazione.
La parte più consistente delle Indicazioni operative sulle Pianificazioni di protezione civile è quella rivolta ai Comuni. Ovvero il documento prevede che i piani comunali siano organizzati in quattro sezioni principali, contenenti indicazioni su: la pericolosità delle coste e le zone di allertamento, le procedure di allertamento della popolazione; il modello di intervento e le principali attività; le attività di informazione e comunicazione. In particolare, nella descrizione del modello di intervento, si raccomanda ai Comuni di individuare nel proprio Piano di protezione civile le vie di allontanamento della popolazione dalla costa a rischio e si suggerisce loro, per garantire un allontanamento efficace e ordinato della popolazione, di valutare la possibilità di predisporre una segnaletica di emergenza.
Sulla base della strategia generale nelle Indicazioni operative, anche le componenti e le strutture operative che ricevono la messaggistica di allerta, devono predisporre le pianificazioni per l’integrazione del proprio intervento, in ambito di protezione civile, con le attivazioni dei livelli nazionale e territoriali, nel rispetto dell’organizzazione interna e della propria catena di comando e controllo. Queste pianificazioni, definite interne, devono essere organizzate in modo da prevedere procedure e attività finalizzate alla salvaguardia delle proprie risorse umane e strumentali eventualmente presenti nelle zone a rischio.
In particolare, l’Autorità marittima e le Prefetture UTG con le Forze dello Stato presenti sul territorio, dovranno elaborare una specifica pianificazione di settore.
Prevenzione
Imparare a prevenire e ridurre gli effetti del maremoto è un compito che riguarda tutti noi. Condividi quello che sai in famiglia, a scuola, con amici e colleghi: la diffusione di informazioni sul rischio maremoto è una responsabilità collettiva, a cui tutti dobbiamo contribuire.
Informati sull’ambiente:
- chiedi informazioni ai responsabili locali della Protezione Civile sul piano di emergenza comunale, le zone pericolose, le vie e i tempi di evacuazione, la segnaletica da seguire e le aree di attesa da raggiungere in caso di emergenza;
- informati sulla sicurezza della tua casa e dei luoghi che la circondano;
- assicurati che la tua scuola o il luogo in cui lavori abbiano un piano di evacuazione e che vengano fatte esercitazioni periodiche;
- preparati all’emergenza con la tua famiglia e fai un piano su come raggiungere le vie di fuga e le aree di attesa;
- tieni pronta in casa una cassetta di pronto soccorso e scorte di acqua e cibo.
Maremoti in Italia
A causa dell’elevata sismicità e della presenza di numerosi vulcani attivi, emersi e sommersi tutte le coste del Mediterraneo sono a rischio maremoto. Negli ultimi mille anni, lungo le coste italiane, sono state documentate varie decine di maremoti, solo alcuni dei quali distruttivi.
Possiamo sapere quando arrivera’ il prossimo maremoto?
Nessuno può saperlo: può verificarsi in qualsiasi momento. Sui maremoti sappiamo molte cose, ma non è ancora possibile prevedere quando e dove si verificheranno.
Sei preparato al rischio maremoto?
Essere consapevoli e preparati è il modo migliore per prevenire e ridurre le conseguenze di un maremoto.
Occorre innanzitutto approfondire il fenomeno attraverso lo studio dei maremoti del passato e dei modelli di propagazione delle onde, e continuare a monitorare gli eventi. Queste conoscenze permettono una migliore pianificazione del territorio e la realizzazione di interventi di messa in sicurezza delle aree produttive a rischio. Sono inoltre importanti per predisporre piani di emergenza più efficaci. Nei paesi che si affacciano sugli oceani Pacifico e Indiano, dove generalmente i tempi di arrivo dell’onda di maremoto sono dell’ordine di ore, sono attivi sistemi di allertamento rapido (Early Warning).
Riconoscere l’arrivo di un maremoto
Impara a riconoscere i 3 fenomeni che possono segnalare l’arrivo di un maremoto:
1. un rumore cupo e crescente che proviene dal mare, come quello di un treno o di un aereo a bassa quota;
2. un forte terremoto che hai percepito direttamente o di cui hai avuto notizia.
3. un improvviso e insolito ritiro del mare, un rapido innalzamento del livello del mare o una grande onda estesa su tutto l’orizzonte.
Luoghi sicuri in caso di maremoto
Allontanati e raggiungi rapidamente l’area vicina più elevata (per esempio una collina o i piani alti di un edificio). Avverti le persone intorno a te del pericolo imminente.
Corri a piedi seguendo la via di fuga più rapida. Non usare l’automobile, potrebbe diventare una trappola.
Se sei in mare potresti non accorgerti dei fenomeni che accompagnano l’arrivo di un maremoto, per questo è importante ascoltare sempre i comunicati radio, per esempio:
- se sei in barca e hai avuto notizia di un terremoto sulla costa o in mare, portati al largo;
- se sei in porto abbandona la barca e mettiti al sicuro in un posto elevato.
Ricorda che le case e gli edifici vicini alla costa non sempre sono sicuri. La sicurezza di un edificio dipende da molti fattori, per esempio la tipologia e la qualità dei materiali utilizzati nella costruzione, la quota a cui si trova, la distanza dalla riva, il numero di piani, l’esposizione più o meno diretta all’impatto dell’onda. Generalmente i piani alti di un edificio in cemento armato, se l’edificio è ben costruito, possono offrire una protezione adeguata.
Dopo il maremoto
Rimani nell’area che hai raggiunto e scoraggia chi vuole tornare verso la costa: alla prima onda potrebbero seguirne altre più pericolose.
Assicurati delle condizioni di salute delle persone intorno a te e, se possibile, presta i primi soccorsi.
Rivolgiti alle autorità per capire quando lasciare il luogo in cui ti trovi e cosa fare
Usa il telefono solo per reale necessità.
Se la tua abitazione è stata interessata dal maremoto, non rientrare prima di essere autorizzato.
Non mangiare cibi che siano venuti a contatto con l’acqua e con i materiali trasportati dal maremoto: potrebbero essere contaminati. Non bere acqua del rubinetto.
Il maremoto può essere generato da un sisma o da attività vulcanica: informati, quindi, anche su cosa fare in caso di terremoto o eruzione.
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