Il volontariato di Protezione Civile
Il volontariato di Protezione civile, divenuto negli ultimi anni un fenomeno nazionale che ha
assunto caratteri di partecipazione e di organizzazione particolarmente significativi, fenomeno nato
sotto la spinta delle grandi emergenze verificatesi in Italia a partire dall’alluvione di Firenze del
1966 fino ai terremoti del Friuli e dell’Irpinia. In occasione di questi eventi si verificò, per la prima
volta nel dopo guerra, una grande mobilitazione spontanea di cittadini di ogni età e condizione,
affluiti a migliaia da ogni parte del paese nelle zone disastrate per mettersi a disposizione e “dare
una mano”. Si scoprì in quelle occasioni che ciò che mancava non era la solidarietà della gente,
bensì un sistema pubblico organizzato che sapesse impiegarla e valorizzarla. In tal senso, si mossero
le accuse del Presidente della Repubblica Sandro Pertini, il quale, proprio in occasione del
terremoto dell’Irpinia, denunciò, rivolgendosi alla Nazione, l’irresponsabilità, l’inerzia, i ritardi di
una Pubblica Amministrazione disorganizzata ed incapace di portare soccorsi con l’immediatezza
che quella sciagura richiedeva.
Lo stesso Presidente rivolgeva un appello agli italiani, con queste parole:
”Voglio rivolgere anche a voi Italiane e Italiani un appello, senza retorica, che sorge dal mio
cuore…, qui non c’entra la politica, qui c’entra la solidarietà umana, tutti gli Italiani e le Italiane
devono sentirsi mobilitati per andare in aiuto di questi fratelli colpiti da questa sciagura”.
Da allora è iniziata l’ascesa del volontariato di Protezione civile, espressione di una moderna
coscienza collettiva del dovere di solidarietà, nella quale confluiscono spinte di natura religiosa e
laica, unite dal comune senso dell’urgenza di soccorrere chi ha bisogno e di affermare, nella più
ampia condivisione dei disagi e delle fatiche, il diritto di essere soccorso con la professionalità di
cui ciascun volontario portatore e con l’amore che tutti i volontari dimostrano scegliendo,
spontaneamente e gratuitamente di correre in aiuto di chiunque abbia bisogno di loro. Negli ultimi
dieci anni, una illuminata legislazione ha riconosciuto il valore del volontariato associato (legge
quadro 266/91), come espressione di solidarietà, partecipazione e pluralismo, incoraggiandone e
sostenendone sia la cultura che lo sviluppo organizzativo.
Quando nel 1992 fu istituito, con la legge 225/92, il Servizio Nazionale della Protezione civile,
anche alle organizzazioni di volontariato è stato espressamente riconosciuto il ruolo di “struttura
operativa nazionale”, parte integrante del sistema pubblico, alla stregua delle altre componenti
istituzionali, come il Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, le Forze Armate, le Forze di Polizia, il
Corpo forestale dello Stato, ecc. La crescita del volontariato di Protezione civile è in continua,
salutare espansione su tutto il territorio nazionale.
La forte apertura innovativa del Dipartimento della Protezione civile della Presidenza del Consiglio
dei Ministri, e l’attenzione sistematica a ridurre al minimo le “barriere” burocratiche tra volontariato
e Stato centrale, fatta anche di quotidiane e coraggiose scelte amministrative, ha contribuito al
nascere di una identità nazionale del volontariato di Protezione civile, che si è rivelata di
fondamentale importanza nelle gravi emergenze degli ultimi anni, e che si tende ora a ricondurre e
ricreare, anche a seguito delle riforme sul decentramento amministrativo (D. Lgv. 112/98), in seno
alle autonomie locali (Regioni, Province e Comuni).
L’obiettivo condiviso con le Associazioni di volontariato di Protezione civile è di creare in ogni
territorio un servizio di pronta risposta alle esigenze della Protezione civile, in grado di operare
integrandosi, se del caso, con gli altri livelli di intervento previsti nell’organizzazione del sistema
nazionale della Protezione civile (sussidiarietà verticale), valorizzando al massimo le forze della
cittadinanza attiva ed organizzata presente in ogni comune d’Italia (sussidiarietà orizzontale), in
piena integrazione con le forze istituzionali presenti sul territorio.
Le organizzazioni di volontariato che intendono collaborare nel sistema pubblico di Protezione
civile, si iscrivono in appositi albi o registri, regionali e nazionali.
Al momento, nell’elenco nazionale del Dipartimento della Protezione civile sono iscritte circa
duemila cinquecento organizzazioni (tra le quali i cosiddetti “gruppi comunali” sorti in alcune
regioni italiane), per un totale di oltre un milione e trecentomila volontari disponibili. Di essi, circa sessantamila sono pronti ad intervenire nell’arco di pochi minuti sul proprio territorio, mentre circa
trecentomila sono pronti ad intervenire nell’arco di qualche ora.
Si tratta di associazioni a carattere nazionale e di associazioni locali, queste ultime tra di loro
coordinate sul territorio di comuni, province e regioni, in modo da formare, in caso di necessità,
un’unica struttura di facile e rapida chiamata per gli interventi. Più è alto il livello organizzativo
delle associazioni, più solide sono la loro efficacia e la loro autonomia.
All’interno delle organizzazioni di volontariato esistono tutte le professionalità della società
moderna, insieme a tutti i mestieri; questo mix costituisce una risorsa, sia in termini numerici che
qualitativi, fondamentale soprattutto nelle grandi emergenze, quando il successo degli interventi
dipende dal contributo di molte diverse specializzazioni (dai medici agli ingegneri, dagli infermieri
agli elettricisti, dai cuochi a i falegnami). Alcune organizzazioni hanno scelto la strada di una
specifica alta specializzazione, quali i gruppi di cinofili e subacquei, i gruppi di radioamatori, gli
speleologi, il volontariato per l’antincendio boschivo.
Sebbene l’opera del volontariato sia assolutamente gratuita, il legislatore ha provveduto a tutelare i
volontari lavoratori: in caso di impiego nelle attività di Protezione civile essi non perdono la
giornata, che viene rimborsata dallo Stato al datore di lavoro, pubblico e privato.
Il ruolo insostituibile assunto oggi dal volontariato di Protezione civile, nel suo ruolo di custode
naturale di ciascun territorio e forza civile di tutela e protezione di ciascuna comunità, merita non
solo un pieno riconoscimento, ma anche un crescente sostegno pubblico per le dotazioni di mezzi,
di materiali, di attrezzature, di formazione, preparazione e aggiornamento, tanto necessarie per
l’ottimale utilizzo delle energie che vengono offerte in aiuto della collettività.